Preservare la risorsa idrica innovando i criteri di gestione

Le risorse planetarie non sono inesauribili, lo sappiamo da sempre ma facciamo finta di non averne conoscenza fino a quando siamo costretti a fare i conti con le emergenze. Questa annata caldissima, sta evidenziando quanto critico sia lo stato di conservazione della risorsa idrica e occorre mettere in campo delle azioni quotidiane per prevenire, anche in prospettiva, un calo di disponibilità della stessa. Ho letto nei giorni scorsi l’intervista di un bravo glaciologo rodigino, Franco Secchieri, che evidenziava come la desertificazione dei ghiacciai non autorizza ad essere ottimisti anche per il futuro del Po, la fondamentale arteria di vita della pianura padana. Non bisogna sottovalutare queste indicazioni. 

Gli antichi romani costruirono acquedotti che sono ancora in piedi a duemila anni di distanza e, nella vita di tutti i giorni, erano soliti favorire l’accumulo d’acqua mettendo in campo una vera e propria cultura della risorsa idrica cosa che forse, favoriti anche da una larga disponibilità a bassissimo costo, noi in Italia non abbiamo più. Ed è un problema non da poco che emerge oggi in tutta la sua gravità. 

Occorre senza dubbio favorire nuove iniziative finalizzate all’accumulo e al riuso consapevole dell’acqua: costruire invasi per il recupero dell’acqua piovana che possa essere utili ai fini irrigui, favorire impianti domestici finalizzati al riciclo per le modalità possibili, incentivare, anziché la rete acquedottistica, l’utilizzo di risorsa da pozzi per l’irrigazione di orti, il lavaggio di piazzali, vetture ecc.

In questo, possiamo imparare molto anche dalle più avanzate nazioni europee, quelle che di acqua ne avevano già meno di noi e che sono state magistrali nello studiare formule di recupero e di riduzione degli sprechi. L’Università tecnica di Delft, ad esempio, nella quale ho seguito un ciclo di corsi proprio sul management dell’acqua, da anni propugna forme di economia circolare per l’acqua: il riuso delle acque reflue deve riguardare almeno un paio di aspetti principali. Il primo impone una ferma linea di difesa contro la scarsità della risorsa e consiste in una una strategia di gestione della domanda globale (a scopo idropotabile, irriguo, industriale ed energetico) che promuova stili di vita e processi produttivi sostenibili e crei incentivi concreti per il risparmio, la conservazione (contrastando la dispersione nelle reti di distribuzione) e la resilienza delle fonti e delle relative infrastrutture idriche di derivazione e trasporto. 

Un secondo aspetto concerne la valorizzazione e l’utilizzo di risorse idriche non convenzionali (prevalentemente acque reflue urbane depurate) che si traduce nel riutilizzo dell’acqua depurata, prevalentemente in agricoltura, e nel recupero sostenibile delle risorse materiali ed energetiche contenute nelle acque reflue, trasformando così i depuratori in impianti di bio-raffinazione che convertono sostanze di scarto in prodotti utili, quali biogas e biometano, fertilizzanti (azoto, fosforo), sostanze organiche (cellulosa, poliidrossialcanoati usati nella produzione di bioplastiche).

Come hanno evidenziato recentemente autorevoli studi, “in particolare, il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, cioè il settore che in Italia utilizza attualmente il 51% delle risorse idriche prelevate, rappresenta una delle maggiori sfide. Ai fini del riutilizzo delle acque reflue, l’attenzione deve essere posta alla prevenzione dell’inquinamento alla fonte attraverso il divieto o il controllo puntuale nell’uso di alcune sostanze contaminanti;  alla raccolta e trattamento delle acque reflue in modo efficace e diffuso; all’affinamento dei reflui e la loro distribuzione per farne una fonte alternativa di acqua, sicura ed economica, sia per l’irrigazione che per le industrie e per l’ambiente; alla possibilità di recuperare energia e materiali presenti nelle acque reflue urbane, quali nutrienti come il fosforo e prodotti chimici come biopolimeri o cellulosa, riutilizzabili nell’industria o nell’agricoltura. Ai fini di una gestione ottimale e valorizzazione delle acque reflue in termini di economia circolare, risultano di fondamentale importanza anche i processi di trattamento e le modalità di smaltimento e riutilizzo previste per i fanghi di depurazione, che vanno definiti in relazione alle loro caratteristiche e dell’ambito territoriale di riferimento. Una gestione sostenibile dei fanghi è di fondamentale importanza per limitare l’impatto ambientale derivante dalla loro crescente produzione e per perseguire i principi di economia circolare su scala sia regionale che nazionale”. 

Per favorire l’utilizzo di fonti alternative di acqua, di recente il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo Regolamento sul riutilizzo delle acque reflue. Nei tre anni previsti per la sua effettiva entrata in vigore dovranno essere risolti importanti nodi strategici che interesseranno l’intera filiera idrica. Come detto, oltre al riutilizzo irriguo dell’acqua, l’economia circolare dell’acqua mira al recupero sostenibile delle risorse materiali ed energetiche contenute nelle acque reflue, contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra e i consumi energetici dei depuratori esistenti.

C’è tanto lavoro da fare, è vero, ma è anche vero che non abbiamo più neanche un minuto da perdere.

Leonardo Raito