Lasciate ai Comuni la possibilità di assumere gli assistenti sociali

Spezziamo una lancia a favore degli assistenti sociali. Mi chiedo perché il paese reputi (o finga di reputare) fondamentale la figura dell’assistente, e non consenta la possibilità di assumerla.

I comuni e gli enti locali si rivolgono a cooperative esterne e pagano le relative cifre per il servizio che è irrinunciabile. E questa condizione è ampiamente documentabile sulla base del numero dei casi sociali gestiti, delle pratiche di contributo o sostegno sociale lavorate. Il ruolo dell’assistente sociale è, in una società che cambia e in comunità sempre più pressate da problemi (figuriamoci quelli legati all’emergenza Covid-19) complessi e non rinviabili.

Proprio per questo, sarebbe importante che gli assistenti sociali facessero parte, a pieno titolo, degli organici comunali. Che differenza, in termini economici e di bilancio, ci sarebbe nell’assumere direttamente gli assistenti sociali? Si tratterebbe sempre di spesa corrente. Con la differenza che un dipendente potrebbe assumere a pieno titolo la direzione e la responsabilità di un servizio, anche come posizione organizzativa, oltre che essere fidelizzato con l’ente di appartenenza.

Questa possibilità dovrebbe essere parte integrante, a pieno titolo, di quel benedetto concetto di autonomia degli enti locali, prevista dalla nostra costituzione. Ma temo che a Roma troppa gente vive sulla luna.

Guerra aperta ai deturpatori dell’ambiente

Nei mesi scorsi, d’accordo con la Giunta Comunale, abbiamo iniziato un’azione di contrasto a coloro che, abbandonando rifiuti in varie aree del paese, deturpano l’ambiente.

Grazie a denunce, alla collaborazione dei cittadini, e al prezioso lavoro della Polizia Locale, siamo giunti a comminare sanzioni per violazioni dei disposti del regolamento comunale di polizia urbana, che prevede:

[…] A garanzia dell’igiene ed a tutela del decoro, i rifiuti domestici devono essere smaltiti in conformità e con le modalità previste dal regolamento vigente sulla gestione dei rifiuti. Con lo stesso criterio dovranno essere trattati quei rifiuti classificati ingombranti o beni durevoli. 

E’ vietato gettare nei cestini dei rifiuti collocati nelle aree verdi, nei marciapiedi o comunque nei luoghi di ritrovo i rifiuti che devono essere smaltiti in conformità e con le modalità previste dai regolamenti sulla gestione dei rifiuti; 

Le violazioni del regolamento sono punite con una sanzione amministrativa tra i 100 e i 500 euro. 

L’abbandono dei rifiuti è anche soggetto ad azioni penali, come spiega bene questo articolo riportato dal sito dell’Arma dei Carabinieri:

http://www.carabinieri.it/editoria/natura/la-rivista/home/tematiche/ambiente/l%27abbandono-di-rifiuti

Per questi motivi, ci ha fatto veramente specie, negli ultimi giorni, vedere depositate vicino al Cimitero comunale, tre carcasse di lavatrici, così come continuare a trovare rifiuti urbani nei cestini posti nel parco o sui marciapiedi.

Ho provveduto a effettuare segnalazioni e denunce che hanno portato all’identificazione di presunti colpevoli. Non ci risparmieremo nei confronti di queste persone: qui non si tratta solo di maleducazione, ma di assenza di una qualsiasi responsabilità civica ed etica nei confronti della nostra comunità, chiamata a pagare il prezzo di queste irresponsabilità.

I colpevoli paghino sanzioni, spese di ripristino e pulizia delle aree deturpate. Da parte nostra pazienza e comprensione sono finite!

L’ultimo Berlinguer, un leader tormentato

Intervista rilasciata all’Avanti! il 16 giugno 2020

Leonardo Raito, nostro opinionista, è da tre lustri docente di storia contemporanea con esperienze in diverse università italiane ed estere. Nei giorni in cui si ricorda la scomparsa di Enrico Berlinguer avvenuta nel giugno del 1984 a Padova abbiamo voluto intervistarlo per una riflessione sugli ultimi anni dell’esperienza politica del leader sardo cui Raito ha dedicato studi e saggi e sui rapporti del segretario comunista con i socialisti.

Professore, partiamo dalla fine, dalla morte di Berlinguer:

Una morte drammatica, che simbolicamente stava ad evidenziare il culmine di un percorso di sofferenza personale e politica pesantissima, particolarmente concreta in quel complesso 1984 per il Pci ma che ormai si trascinava da qualche anno. Non è infatti un mistero, e molte memorie di dirigenti comunisti lo evidenziano, che dopo la morte di Moro fosse finita una stagione politica in cui il Pci era stato centrale e fondamentale perno della politica nazionale e che anche in seno al gruppo dirigente comunista ci fossero differenziazioni e scontri pesanti che creavano grossi problemi a Berlinguer. Luciano Barca raccontò che Berlinguer era persino giunto a offrire le sue dimissioni da segretario. 

Su cosa vertevano questi scontri?

Sul rapporto con i paesi socialisti dell’Est, sull’asse con la Dc che non arrivava a concretizzarsi in una partecipazione diretta dei comunisti al governo, con la sofferenza per l’intraprendenza evidenziata dal Psi guidato da Bettino Craxi, sempre più deciso a uscire dall’angolo in cui i socialisti si erano ficcati con le stanche politiche dei primi anni settanta. Non c’è dubbio, infatti, che ci siano due stagioni fondamentali nella vicenda politica di Berlinguer segretario. Una prima dal 1972 alla morte di Moro in cui il Pci teorizzò il compromesso storico e lanciò la proposta dell’eurocomunismo, accreditandosi come forza indispensabile per la stabilità della democrazia italiana; una seconda dal 1978 in poi, in cui l’asse con la Dc si va affievolendo ed è sempre più complessa e al Pci non bastano le prese di distanza dall’Est e le forti dichiarazioni o parole d’ordine coniate da Berlinguer per riacquistare un ruolo centrale. Infatti, in mezzo, c’è l’ascesa di Craxi con il Psi in grado di diventare il nuovo motivo di stabilità.

Già, i rapporti tra Craxi e Berlinguer.

Rapporti di diffidenza, di scarsa simpatia reciproca. Craxi e il suo slancio riformista toglievano margini di manovra al Pci e Berlinguer soffriva l’intraprendenza del segretario socialista, certe prese di posizioni che sembravano spavalderia, una tattica coraggiosa che sfociava nell’interpretazione di aggressività. Le proposte di riforma in senso presidenzialista, l’idea di governabilità erano poi antitetiche al mondo di Berlinguer, a quell’idea che i partiti di massa fossero elemento indispensabile e salvifico per la democrazia e il parlamentarismo l’unico argine alle derive autoritarie. Lo scontro scoppiò quando Craxi divenne presidente del consiglio. Non dimentichiamo due episodi chiave. I fischi a Berlinguer riservatigli dal congresso socialista di Verona e la proposta del referendum contro il decreto sulla scala mobile che divenne, ex post, un colpo di grazia alle prospettive del Pci.    

Mi pare di capire che, negli ultimi anni, Berlinguer fu un leader tormentato.

Amatissimo dalla base, molto discusso dai vertici del Pci in cui il centralismo democratico non bastava più a tenere a bada le spinte di quelle che sembravano vere e proprie correnti. Credo che Berlinguer abbia sofferto molto chi auspicava una forte collaborazione con i socialisti di Craxi in nome di un’alternativa di sinistra alla Dc che, però, non poteva che spostarsi su posizioni più riformiste. Berlinguer fu sempre comunista, e come tale non concepiva un disegno o una strategia di approdo a posizioni socialdemocratiche. Non so se sia stata mancanza di coraggio o, semplicemente, fedeltà ai propri valori. Purtroppo Berlinguer morì giovane, cinque anni prima che si concretizzasse la svolta. 

Bene il primo tavolo sulla ZLS

Il primo tavolo tecnico convocato dall’assessore regionale Roberto Marcato è stato un punto di partenza importante per il coordinamento delle attività connesse alla partenza della Zona Logistica Semplificata di Marghera e dei nostri comuni polesani.

Le ricadute in termini di sviluppo e occupazionali per il territorio potranno essere di assoluto valore e contribuire a un rilancio dell’economia polesana con le positive conseguenze anche di ordine sociale.

All’incontro ho chiesto all’assessore Marcato tre cose:

  1. l’impegno a coinvolgere una componente di sindaci al tavolo ristretto;
  2. la possibilità di sostenere economicamente il percorso della ZLS;
  3. l’attenzione al tema delle infrastrutture del territorio.

L’Assessore ha dato una disponibilità che va colta come buon auspicio per la partenza di un progetto che è senza dubbio la più ambiziosa occasione di sviluppo per il Polesine degli ultimi cinquant’anni.