Ciao Pirlo. Ti auguro uno splendido futuro.

Andrea Pirlo è stato uno dei campioni più forti dell’invincibile Juve dell’ultimo decennio. Un centrocampista mostruoso, piedi straordinari messi al servizio di un cervello finissimo, capace di visione di gioco, di immaginazione, di colpi fuori dal comune. Quando la scorsa estate fu scelto come allenatore della prima squadra al posto di Sarri, confesso di aver provato una gioia enorme. Era la gioia di chi pensava di essersi liberato di un allenatore poco amato (forse troppo estraneo all’ambiente) che, pur avendo vinto uno scudetto che presumibilmente ritenevamo scontato, era stato brutalmente eliminato in Champions League, senza nemmeno essere riuscito a esprimere quel gioco brillante per cui aveva saputo farsi apprezzare altrove.

Pirlo era il nuovo; uomo sì, è vero, senza alcuna esperienza di panchina, ma talmente forte come calciatore da farmi pensare che sarebbe riuscito a incidere anche da bordo campo. In fin dei conti, le esperienze di Guardiola, di Zidane, passati dalle giovanili alle prime squadre e subito vincenti, sembravano poter presagire anche per la Juve della pandemia, buone speranze.

Quelle speranze, tuttavia, si sono piano piano affievolite. La squadra non ha giocato bene, non c’era una impostazione di formazione base e di tattica chiara, in campo si vedeva molta confusione di ruoli, di posizioni, di schemi. La Juve di Pirlo non ha convinto fin da subito. I punti persi a Crotone, dove il mister ha schierato una formazione incomprensibile, a Benevento, il pareggio della Lazio in extremis, la pessima partita di Milano contro l’Inter di Conte, dovevano essere campanelli d’allarme che abbiamo invece sottovalutato.

Certamente la squadra non era stata costruita con brillantezza, il centrocampo era un anello debole della catena, dove giocatori mediocri si turnavano con poco senso, dove Arthur ha fatto rimpiangere (e come…) Pjanic, Rabiot e Ramsey erano lacrimevoli, Betancourt forse sovraccaricato di responsabilità. Nel mezzo, la vittoria in Supercoppa aveva fatto sperare in una ripresa, che si è concretizzata poi nella vittoria della Coppa Italia contro la forte Atalanta. Ma gli incidenti di percorso si erano moltiplicati fino a rendere quasi utopica la qualificazione in Champions, poi raggiunta per il rotto della cuffia grazie al suicidio del Napoli.

Perdere in casa così, con Fiorentina e Benevento e Milan, rappresentava qualcosa di impensabile per i tifosi e di inaccettabile. La dipendenza eccessiva da Cristiano Ronaldo una pecca limitante. Pirlo non ha saputo trovare la quadra, dare un senso a un campionato che vedeva la Juve favorita, ma che è stata messa all’angolo da squadre più forti e più affamate.

La società ha scelto di esonerare il mister a cui comunque dobbiamo la riconoscenza per aver fatto la storia del club, anche in una stagione disgraziata come quella di quest’anno. Forse, con l’esperienza acquisita, potrà costruire una strada verso un futuro di maggiori soddisfazioni e rese.

Ciao Pirlo, non possiamo che augurarti un futuro roseo.

ZLS: bene il finanziamento annunciato dalla Carfagna

Colgo con estrema soddisfazione l’annuncio, fatto dalla ministra Carfagna, del finanziamento tra i 50 e i 100 milioni di euro destinato alla Zona Logistica Semplificata del Polesine.

La ministra, fin dal suo insediamento, si è dimostrata disponibile e sensibile nei confronti del tema, costruendo un positivo raccordo con i parlamentari veneti e attestando interesse verso un percorso fondamentale per lo sviluppo e le prospettive del Polesine.

Le risorse destinate alla ZLS, che dovrebbero essere riconducibili a credito d’imposta, renderanno più appetibile il territorio di Marghera e dei sedici comuni della nostra provincia per le imprese che vorranno insediarsi. Occorre ora lavorare per trovare delle formule congiunte di snellimento delle procedure e di semplificazione amministrativa, al fine di offrire la massima collaborazione al mondo dell’impresa.

Solo in questo modo potremo garantire opportunità e speranza per il nostro territorio.

Falcone fu portatore di un messaggio di coraggio e di speranza

Ventinove anni fa a Capaci, poco lontano da Palermo, si consumava una delle più spaventose stragi della nostra storia recente. 

Ero davanti alla Tv e non dimenticherò mai l’interruzione delle trasmissioni per l’edizione speciale del TG che portava la notizia dell’attentato a Falcone. Erano i giorni in cui il parlamento stava per eleggere il presidente della repubblica. Ne fummo tutti scossi. Le immagini di un autostrada distrutta, come di una guerra, le macerie, la Croma, le coperte per coprire i poveri resti. La morte di Falcone, della moglie e dei tre uomini della scorta ci ha segnati, come ha segnato tutti coloro che credono nelle istituzioni. Fu come una resa, un segnale di impotenza, di incapacità dello Stato di difendere i propri eroi. Non possiamo dimenticare. 

Non possiamo dimenticare il fatto che ci sono uomini e donne che hanno dato la vita per rispetto della missione che hanno ricevuto, per il rispetto delle istituzioni e della legalità. Non possiamo dimenticare che questi martiri civili credevano nel futuro del paese, ma un futuro che doveva basarsi sul rispetto delle regole, della civile convivenza, delle leggi. 

Non possiamo dimenticare che, nonostante sapessero di mettere in gioco la propria vita, uomini come Falcone, come Borsellino, come gli eroici magistrati che combatterono la mafia, non accettarono mai di scendere a compromessi, di piegarsi alle minacce, di dare l’immagine di sottomettersi alla paura.  

Per questo dovremo sempre essere grati a questi eroi, per il messaggio di coraggio e speranza che hanno portato avanti per tutta la vita. E che li rendono esempio per tante generazioni di italiani che hanno ancora fiducia nelle prospettive del proprio paese.

La polizia locale rafforza il proprio organico per potenziare i servizi sul territorio

Dai primi di maggio la Polizia Locale Associata del Medio Polesine, con capofila il Comune di Polesella, vede la presenza di due nuovi agenti giunti con lavoro flessibile sulla base di una collaborazione attivata con il Comune di Occhiobello. Due nuove risorse che vanno a incrementare l’organico a disposizione del comandante Silvio Trevisan e che consentiranno il rafforzamento dei servizi esterni sul territorio sia in chiave di prevenzione che di controllo. La collaborazione è stata resa disponibile grazie all’impegno del comune capofila, che ha messo a disposizione spazi economici per il potenziamento di un organico che, in diverse occasioni, era stato giudicato eccessivamente esiguo per gli ambiziosi obiettivi della convenzione. Il sindaco Leonardo Raito guarda con soddisfazione all’avvio di questa nuova collaborazione:

Ringrazio il comune di Occhiobello nelle figure del sindaco, del segretario comunale e del comandante della Polizia Locale per aver consentito l’approdo, con la formula dell’extra orario, dei due agenti presso la nostra convenzione. Saranno due risorse preziose per potenziare la presenza esterna dei servizi e per un maggior controllo del territorio. Come ribadito a più riprese anche nell’ambito della conferenza dei sindaci, Polesella fa questo sforzo perché crede nello spirito e nel potenziale della convenzione, una formula di collaborazione efficace che ha consentito l’accesso a finanziamenti regionali, la costruzione di un avanzatissimo sistema di videosorveglianza, il rinnovo del parco mezzi e una serie di servizi innovativi e all’avanguardia. Se un problema era l’esiguità dell’organico, oggi aggiungiamo due tasselli preziosi e che ringraziamo per essersi messi a disposizione.     

La convenzione che nell’ultimo anno ha visto i comuni di Bosaro e di Costa di Rovigo abbandonare la compagine, sta tuttavia ottenendo l’attenzione di altre realtà:

I comuni possono legittimamente fare le loro scelte che nessuno contesta, ma è chiaro che per costruire investimenti e programmi servono stabilità e fiducia nel potenziale della convenzione stessa, magari anche capendo a cosa serve davvero, ed è per questo che stiamo ridefinendo il testo della collaborazione, normando in modo più adeguato alla bisogna i vari aspetti del personale e della partecipazione. Altri comuni ci hanno chiesto di poter far parte del percorso, ma lo valuteremo serenamente non appena definita e approvata la nuova convenzione. Nel frattempo siamo in fase di ridefinizione della videosorveglianza, lasciando scoperti i comuni usciti dal percorso associato e stiamo sperimentando con successo innovative fototrappole contro l’abbandono di rifiuti. Quello che tutti devono comprendere è che questa convenzione non è un pro forma e funziona, mantiene un equilibrio economico senza attuare una politica repressiva sul codice della strada, e consente anche a piccoli comuni dei servizi che con un solo agente, o addirittura con nessuno, non riuscirebbero mai a fare. Se a qualcuno non sta bene, la porta di uscita è aperta. Ci si saluta e si va avanti. Forse troveranno altrove soddisfazione per esigenze che magari sono diverse rispetto a chi ci crede. Io questo strumento lo difenderò fino in fondo.  

Edoardo: rinnova il dialogo con il Pd per un patto di governo a vantaggio della città

Ho deciso di intervenire sulla vicenda della crisi del Comune di Rovigo per evitare che qualsiasi valutazione venga interpretata in modo parziale o sbagliato. In fin dei conti ormai comincio a essere un “vecchio” dell’amministrazione locale, e ho avuto la fortuna di fare delle esperienze diverse e di conoscere da dentro meccanismi e logiche che portano a scelte che, ai più, possono sembrare inspiegabili. Non nascondo che provo dispiacere nel vedere una amministrazione in difficoltà. E ancora di più nel vedere quella del capoluogo, ormai da un decennio, in continue fasi di instabilità che rischiano di minare la credibilità e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Tre sindaci che chiudono il proprio mandato anzitempo mi sembra davvero troppo, anche se la vicenda dell’amministrazione Gaffeo ha ancora margini per essere ricomposta. 

Nella fattispecie, conosco Edoardo Gaffeo da molti anni e ho molta stima di lui. Posso capire la sofferenza di un sindaco nel rassegnare le dimissioni, un gesto personale, frutto di un percorso di meditazione e di valutazione delle condizioni. Potrebbero anche essere un segnale rivolto alla coalizione di maggioranza, nell’evitare conflittualità e nel fare più ricorso a sintesi e mediazioni. Dico anche che, se mi avesse chiesto un consiglio (ragiono in modo ipotetico, Edoardo è grande e intelligente abbastanza per non averne bisogno) gli avrei detto che, da sindaco, non avrei mai rassegnato le dimissioni per un voto contrario a una mozione che vale quel che vale. Di certo, era un segnale, ma non aveva la valenza di una mozione di sfiducia o di un voto contrario a una delibera importante (tipo il bilancio, il piano urbanistico ecc.). Io avrei chiesto, da sindaco, una verifica di maggioranza, cercando di smussare gli spigoli e i problemi e di trovare delle soluzioni condivise. La politica, in fin dei conti, è una continua, e logorante, se vogliamo, opera di mediazione. Credo che anche sul tema toccato dalla mozione presentata dai civici che sostengono il sindaco, ci fosse il margine di mediazione. Forse, addirittura, vista la difficoltà, la mozione poteva essere ritirata, rivista, rivalutata e riportata in consiglio. Ma tant’è.   

In questo quadro, ci sono due fattori che ritengo vadano considerati. Il primo è che oggi, con il sistema dell’elezione diretta, si crea un rapporto immediato tra i cittadini e il sindaco. La percezione del lavoro di Gaffeo, in questi primi due anni, anche difficili e contrassegnati dalla pandemia, mi pare sia stato sostanzialmente positivo. I rodigini hanno iniziato a vedere qualcosa: asfaltature, la rotatoria di Sarzano, la risoluzione del caso piscine. Iniziative meritorie e che parevano impiantare un certo attivismo in controtendenza rispetto alle difficoltà del recente passato. Ripartire da qui significa anche cercare una formula per proseguire un lavoro che potrà essere apprezzato dai rodigini.

Il secondo fattore, che credo vada comunque tenuto in debita considerazione, è il fatto che un sindaco di una città, per quanto possa essere espressione del civismo o della società civile, diventa, dal momento dell’elezione, un politico. Politico nel senso che le scelte sue e della sua amministrazione hanno una diretta influenza politica, sull’organizzazione dei servizi pubblici essenziali, sulla gestione delle società partecipate, sui rapporti con le altre amministrazioni. Questo fattore diventa ancora più vero se consideriamo che, nella maggioranza che sostiene Edoardo come sindaco della città, la parte più consistente è rappresentata da consiglieri comunali del Partito Democratico, iscritti quindi a un partito che discute, si confronta e ha le sue idee. Pensare pertanto che una maggioranza politica possa appiattirsi sull’amministrazione, è difficile. Forse nemmeno corretto. Le proposte e le iniziative dei partiti di maggioranza vanno quindi considerate come stimolo o pungolo per fare bene o fare meglio. Una dialettica normale è auspicabile, non deve vedere preponderanza o non rispetto dei ruoli, ma va considerata come inevitabile.

Tenuto conto delle ragioni di tutti (quando succedono queste cose non serve andare per forza alla ricerca dei colpevoli), credo che un margine di manovra, se Edoardo vorrà, lo si potrà trovare. Ma dovrà essere un percorso fatto di chiarezza, partendo da un patto programmatico e di governo che porti a termine un mandato condito di tante aspettative. Non sarebbe la prima volta che uno scossone, anche duro, produce una ripartenza di un percorso più stabile e sereno. È un auspicio che spero possa tradursi in realtà. Il lavoro da fare, in città, è ancora tanto. Rovigo ha bisogno di una guida politica stabile e di prospettiva. Per invertire una tendenza di crisi che rischia di penalizzarla oltre ogni demerito.