Ciclovia Ven.To. un’opportunità da cogliere fino in fondo

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Una grande opera può sempre restituire a un territorio dei vantaggi e delle opportunità. Tanto più e questa opera non è impattante per l’ambiente, se punta a cogliere dei filoni di interesse futuro e futuribile, se può creare indotto e opportunità occupazionali anche per le giovani generazioni.

Sono questi i motivi per cui il Comune di Polesella ha inteso approfondire in questi mesi, e farsi interprete delle prospettive fornite dal progetto della grande ciclovia nazionale Venezia – Torino, che si snoda per 679 Km lungo l’asta del Po, una delle quattro ciclovie nazionali già finanziate dal governo con 91 Milioni di Euro. Ven.To. garantisce un collegamento con le grandi tratte del cicloturismo europeo: milioni di turisti che ogni anno scelgono percorsi protetti per le proprie vacanze, che vagliano luoghi da visitare, sono curiosi di scoprire ambienti, peculiarità culturali e gastronomiche.

Polesella sarà una delle “porte” della ciclovia, grazie al ponte sul Po che ci collega all’Emilia, e sarà inoltre uno snodo fondamentale del circuito dell’intermodalità, grazie alla presenza della stazione ferroviaria e dell’attracco fluviale, tutti collegati da ciclabili. Questo snodo potrà garantire collegamento con le reti della mobilità lenta provinciale, con i percorsi della tratta Adige-Po, Adige Canalbianco e Canalbianco Po.

Serviranno scelte coraggiose da parte di tutti i comuni della tratta, e noi siamo disposti a fare la nostra parte, sia in chiave di coordinamento che di interventi.

Virginia e il potere che logora chi lo ha appena avuto?

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Virginia Raggi e il Movimento Cinque Stelle hanno legittimamente e largamente vinto le elezioni di Roma a giugno. Hanno quindi il diritto di governare. Ma ci sono diversi però che vanno affrontati, e voglio provare a farlo in modo intellettualmente onesto (come diceva Gaetano Salvemini) toccando qualche nodo che potrebbe essere utile, di qui a qualche tempo, per una riflessione scientifica seria.

1. Roma non è una città qualunque.

No, non lo è. Il governo della capitale non ha la valenza esclusiva di una semplice amministrazione di una città. Il governo della capitale è una prova fondamentale, che può valere anche la sfida del governo dell’intero paese. La cosa non va sottovalutata. Gli stessi grillini hanno festeggiato la conquista di Roma come il preludio per una prova di governo nazionale. I primi passi della Raggi, però, hanno denotato che un conto è fare la politica con il megafono, un conto dover prendere decisioni e gestire un potere molto significativo. Il sindaco di una grande città deve cimentarsi, in primis, nella costruzione di una squadra di governo. Se non ha molta esperienza (come la Raggi, ma come molti volti “nuovi”), incorre in un duplice rischio: o nominare gente ancora più inesperta di lui, o cercare esperienze e qualità che rischiano di offuscarlo…approfondiremo tra poco il concetto, perché non è banale e consiste anche nei meccanismi di selezione della classe dirigente.

2. Le nomine chi le fa?

Ma chi costruisce la squadra di governo? Gli assessori sono prerogativa del sindaco, che su di loro ha potere di revoca. Nelle grandi città però le scelte sono spesso mediate dai partiti. Nel caso di Roma, credo che la Raggi avesse costruito la sua giunta con scelte condivise con il Movimento Cinque Stelle. L’obiettivo pareva quello di costruire una squadra di persone competenti per governare settori molto delicati della città e che erano andati in crisi. Ma la partenza non è stata brillante. Nella composizione della giunta ci deve essere almeno una certezza: o la Raggi ha scelto male, o il M5S ha scelto male. Comunque sia, è innegabile ci siano stati errori di scelta e di valutazione. Una partenza ad handicap che si può perdonare a chi non ha molta esperienza. Ma che pare sia stata digerita male. In fin dei conti, fare rimpasti di giunta (per carità, succede in molti posti) non è mai un bel vedere. E neanche un bel sentire: perché ogni posto rimesso in discussione apre appetiti frutto delle naturali ambizioni degli uomini. E crea fratture che possono anche essere insanabili.

3. Sulle partecipate esistono bacchette magiche?

Dopo il libro di Stella e Rizzo (l’ormai arcinoto La casta) le aziende partecipate hanno gli occhi puntati addosso. Le partecipate del comune di Roma sono molte (si veda il sito http://www.comune.roma.it/pcr/it/dip_part_contr_gcr.page) e costringono il governo della città a tutta una serie di nomine di consigli d’amministrazione, direttori ecc. La Raggi aveva promesso uno stravolgimento alla velocità della luce (le sue parole in campagna elettorale fanno quasi tenerezza oggi…) probabilmente non consapevole delle difficoltà che si incontrano in queste strutture di potere. E qui veniamo al punto: chi governa esercita un potere e deve fare delle scelte. In che modo? La base grillina ha attaccato la spartizione partitocratica invocando la meritocrazia. Bene. Come identificarla? Scegliendo dei tecnici? E se i tecnici non rispondessero al movimento? Facendo selezioni o concorsi (i tempi diverrebbero biblici)? Fidandosi dei consigli e dei suggerimenti di qualche persona affidabile? Davvero non è una situazione facile, ma va affrontata. Eppure anche in questa prima prova, Raggi & C. non hanno brillato. Così come non hanno brillato nella gestione della partita compensi dei collaboratori, con cifre che sembrano non discostarsi da quelle delle giunte precedenti tanto vituperate. Si tratta comunque sempre di scelte (le nomine) che vanno fatte per garantire la funzionalità degli enti. Non sono rinviabili o sacrificabili. E rappresentano una vera prova di governo.

4. Ipertrasparenza?

Un altro dei problemi che pare abbia fatto schizzare alle stelle la pressione della base è quella della trasparenza. Le domande sono: come ha fatto la Raggi a nominare quel tale? Come potevano non sapere (e infatti sapevano) dell’inchiesta sulla Muraro? Chi ha fatto circolare alla stampa i messaggini tra il mini direttorio e Di Maio? C’è da chiedersi però se ogni scelta, ogni valutazione o ogni idea possa essere condivisa con tutti. Non è che questa forma di ipertrasparenza e di iperdemocrazia possa invece rischiare di inceppare il meccanismo? Di Maio ora può sembrare l’uomo che sapeva, che ha negato e che ha detto una bugia. La Taverna anche, la Raggi (stando a quanto ha dichiarato in audizione in commissione parlamentare) pure. Che cosa si sono detti nella riunione del gruppo di maggioranza consigliare? Si tratta di dubbi legittimi, tant’è che persino il leader maximo Beppe Grillo si è dovuto muovere per richiamare ai principi del movimento.

Per concludere.

Ritengo che questi problemi siano soltanto l’inevitabile frutto della “partitizzazione” del movimento cinque stelle. La realtà è che per governare a ogni livello non si è ancora inventata una forma alternativa alla democrazia dei partiti. Solo la storia potrà dirci se l’esperienza della Raggi, una volta riassestata, avrà la possibilità di dire qualcosa di nuovo. Per ora non resta che fare da spettatori e attendere.

L’Asilo Pietro Selmi rinnova la sua offerta formativa

“Vogliate bene alla nostra scuola, il consolidamento, anche in termini numerici, della scuola dell’infanzia paritaria, è fondamentale per non mandare in difficoltà il ciclo dell’istituzione obbligatoria sul nostro territorio. So che molte famiglie scelgono scuole dell’infanzia alternative, ma sono sicuro che queste novità riporteranno la giusta attenzione sulla Pietro Selmi”.

La nuova offerta formativa della scuola dell’infanzia paritaria “Pietro Selmi” di Polesella, gestita dall’omonima Opera Pia, è stata presentata giovedì in municipio nel corso di una conferenza stampa congiunta che ha visto presenziare, insieme al presidente del CdA Daniele Cobianchi, ai consiglieri Don Umberto Rizzi e Sandra Chiarion, anche il sindaco Leonardo Raito, le assessore Colombani e Ghirelli e la presidente della cooperativa “Il raggio verde” Stefania Ramazzina. In apertura il sindaco Raito ha voluto ringraziare il Cda dell’Opera Pia per l’introduzione di una serie di novità che renderanno sempre più interessante l’offerta formativa della scuola, ricordando nel contempo il valore dell’istituzione storica e consolidata sul territorio. Il Presidente Cobianchi si è poi addentrato nelle novità dell’anno scolastico 2016-17 ufficializzando la collaborazione con la cooperativa Il Raggio Verde che si occuperà del coordinamento didattico e formativo dell’istituto. Questa collaborazione risponde all’esigenza, manifestata dalle famiglie, di una sempre maggiore attenzione ai percorsi formativi e alla necessità di una formazione costante degli operatori, che si trovano ogni giorno a gestire e supportare, nel loro processo di crescita, dei giovani sempre più avvezzi alle nuove tecnologie, al rapporto con le lingue e con l’educazione motoria. Don Umberto Rizzi, parroco di Polesella, ha sottolineato il valore delle sinergie, auspicando una sempre maggiore attenzione, da parte delle famiglie, per una scuola dell’infanzia che fa parte integrante della comunità del paese. La presidente della cooperativa Stefania Ramazzina ha invece illustrato i dettagli della nuova collaborazione, che permetterà una continuità formativa con l’asilo nido comunale, già gestito da Il raggio verde, nella logica auspicata dal decreto sulla buona scuola dei percorsi 0-6 anni. Il valore aggiunto della novità presentata starà nelle prospettive formative, di crescita e di confronto rivolte anche al personale e nella facoltà di aprire nuove sinergie sul territorio. In chiusura, il presidente dell’Opera Pia Cobianchi ha voluto chiarire come le rette della scuola dell’infanzia di Polesella siano tra le più basse della provincia e che la stretta cooperazione con l’amministrazione comunale dovrebbe aprire scenari positivi per il rafforzamento della scuola, che si aprirà in varie occasioni anche a incontri e proposte rivolte alle famiglie. In chiusura, il sindaco di Polesella ha lanciato un appello alle famiglie stesse: “Vogliate bene alla nostra scuola, il consolidamento, anche in termini numerici, della scuola dell’infanzia paritaria, è fondamentale per non mandare in difficoltà il ciclo dell’istituzione obbligatoria sul nostro territorio. So che molte famiglie scelgono scuole dell’infanzia alternative, ma sono sicuro che queste novità riporteranno la giusta attenzione sulla Pietro Selmi”.

Basta sciacallaggio mediatico sui morti del terremoto e sul sindaco di Amatrice

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Prima di qualche giorno fa, prima di una tragedia, di un terremoto che ci fa piangere quasi 300 fratelli io Sergio Pirozzi non sapevo neanche chi fosse. Lo conosco poco anche adesso, non so se aderisce a un partito, se i suoi concittadini l’apprezzano oppure no, se ha fatto tante cose buone o poche. Non lo so. Ma non è questo che mi interessa oggi. Oggi mi interessa il fatto che Pirozzi sia il sindaco di Amatrice, l’istituzione, il primo cittadino di un comune distrutto dal sisma, di un paese dove la gente scava a mano tra le macerie, dove le forze dell’ordine riaccompagnano la gente alle case per recuperare oggetti che sarebbero possibile oggetto (mi si scusi la ripetizione) di sciacallaggio. Reato sporco, becero, schifoso.

Parlo di Pirozzi perché questa mattina, in una nota trasmissione televisiva, un meno noto gIORNALISTA (gulp!) di un quotidiano nazionale, si è lanciato in una pesante invettiva contro questo sindaco, reo, a suo avviso, di una cattiva gestione dei fondi per l’adeguamento antisismico degli edifici pubblici. Questo gIORNALISTA (non è un errore di scrittura, voglio proprio usare la g minuscola) ha già emesso la propria sentenza, in barba a ogni garanzia di giustizia, in barba alle inchieste della magistratura.

Pare quasi ci si diverta a urlare in piazza con i canini sporchi di sangue di cadaveri, irrispettosi del dolore di una comunità e di tante famiglie, famiglie che piangono morti innocenti. E di cittadini vivi, magari per miracolo, che piangono perché si sentono solo più fortunati degli altri o per un colpo di fortuna o chissà perché. Non c’è rispetto per un paese che ha visto crollare edifici pubblici e privati, per un sindaco che oggi avrà tante di quelle cose da fare per non riuscire nemmeno a rispondere alle accuse che gente seduta in un comodo salotto televisivo al caldo se c’è freddo o al fresco se c’è caldo.

Attaccare Pirozzi oggi significa sputare veleno sulla comunità tutta di Amatrice che l’ha scelto. Significa non avere una mezza idea sulla ripartizione dei compiti tra parte politica e parte tecnica. Pirozzi, come qualsiasi sindaco, non ha il dovere di sapere la composizione del calcestruzzo, o se un intervento di adeguamento è migliore di un altro. Ha invece il dovere di rispettare le leggi. Di rispettare il patto di stabilità, che magari non gli ha permesso di stanziare le risorse che avrebbe voluto e di cui avrebbe potuto disporre, per fare delle opere complete sulla scuola. Di rispettare il lavoro dei suoi tecnici comunali, che avranno gestito l’appalto, gli incarichi ecc.

Ecco perché la condanna preventiva mi nausea. E perché mi nauseano certi atteggiamenti da gIORNALISTA impenitente.

Volete poi discutere la sua felpa, come vi ho sentito fare? Dovreste vergognarvi ancora di più. Di fronte a un paese distrutto c’è chi ha ancora voglia di cercare gli aghi nel pagliaio. Questo paese migliorerà solo quando si diffonderà una cultura di maggior rispetto. Auspichiamolo. Ne avremo tutti solo vantaggi.

Nel frattempo, forza Pirozzi e forza Amatrice. La parte migliore di questo sgangherato paese è con voi.